ESSERE: nella Vita, nella Morte, nel Dolore e nell’Amore

Un virus invisibile ha cambiato il nostro mondo e le nostre vite, e la maggior parte di noi si trova a far fronte a una sensazione pervasiva di perdita, a dar nuove forme all’esperienza della morte e a ciò che significa amare e prendersi cura. La pratica che ci invita a volgerci verso le nostre perdite, incontrando la nostra sofferenza con gentilezza e consapevolezza, può aiutarci a lasciar andare le possenti difese che abbiamo eretto e ad aprirci a uno spazio di maggiore amore. Frank e Roshi (due figure di riferimento nel panorama mondiale, che hanno dedicato molti anni della loro vita ad assistere persone gravemente malate e sul letto di morte) ci mostrano come invitare il dolore ad entrare nel nostro cuore, dove finalmente può essere accolto nella consapevolezza amorevole e integrato nella nostra vita come fonte di saggezza e inestinguibile compassione.

Questo programma è offerto gratuitamente da Upaya Zen Center, in inglese e con traduzione simultanea gratuita in italiano offerta da The Mindful Cloud.

Siamo lieti di condividere la registrazione dell’evento, con traduzione simultanea in italiano, e le poesie lette da Frank e Joan (fatta eccezione per una poesia di Frank che non ci ha comunicato).

Sentiti libero di condividere il link con chi pensi potrebbe essere interessato e iscriviti al canale Youtube per ricevere comunicazione sulle prossime pubblicazioni di video.

“Guardando il mio amico mentre fa finta che non gli si stia spezzando il cuore” di Rosemary Wahtola Trommer

Sulla Terra, un solo cucchiaino di stella di neutroni

peserebbe sei miliardi di tonnelllate. Sei miliardi di tonnellate.

L’equivalente, in peso, della quantità di rotaie

necessarie per percorrere un terzo della distanza tra noi e il sole.

E’ il peso collettivo di tutti gli animali

sulla Terra. Moltiplicato per tre.

Sei miliardi di tonnellate suona impossibile

finche penso a com’è mandar giù il dolore

un solo cucchiaino, ed è come se avessi ingoiato

una stella di neutroni. Come entrambi sono densi,

come portano dentro di sé il ricordo del collasso.

Com’è difficile allora muoversi.

Com’è impossibile credere che qualunque cosa

possa sollevare quel peso.

Ci sono molti motivi per trattarci l’un l’altro

con grande tenerezza. Uno è

per il puro miracolo di essere qui insieme

su un pianeta circondato da stelle moribonde.

Un altro è perché non riusciamo a vedere ciò

che chiunque altro ha ingoiato.


“Parlare al dolore” di Denise Levertov

Ah, dolore, non dovrei trattarti

come un cane randagio

che si presenta alla porta sul retro

cercando una crosta, un osso senza carne.

Dovrei fidarmi di te.

dovrei persuaderti

a entrare in casa e assegnarti

il tuo angolino,

una stuoia consumata su cui sdraiarti,

la tua ciotola d’acqua.

Pensi che io non sappia che hai vissuto

sotto il mio portico?

Desideri che il tuo vero posto sia pronto

prima che arrivi l’inverno. Hai bisogno

del tuo nome,

del tuo collare e della tua targhetta. Hai bisogno

del diritto di abbaiare agli intrusi,

di considerare la mia casa come tua

e io la tua persona

e te stesso

il mio cane.

Haiku di Issa

è di rugiada

è un mondo di rugiada

eppure, eppure

“Sala delle visite” di  Carole Milligan, medico radioterapista

Mentre entro in questo nuovo spazio

Che io possa vedere ed essere vista.

Che io possa toccare ed essere toccata.

Che io possa parlare e ascoltare.

Che io possa sentire ed essere sentita.

Che io possa sperimentare ed essere sperimentata

Che possiamo entrambi diventare interi.


“Io non sono io” di Juan Ramòn Jimmenez

Io sono questo

Che cammina accanto a me e che non vedo,

A cui a volte riesco a far visita,

E altre volte me ne dimentico.

Quello che rimane silenzioso mentre io parlo,

Quello che perdona, con dolcezza, quando io odio,

Quello che fa una passeggiata fuori mentre io sono dentro,

Quello che resterà in piedi quando io morirò.