Io, per Strega, provo un limpido sentimento di Compassione. Compassione, come sostiene la tanatologa Daniela Muggia è sentimento assai diverso da Pietà; tanto da indirizzarci verso cammini differenti, direzioni opposte.
Pietà recluta, Paura: e se il destino diquellalà diquellolà toccasse a me? Domanda da cui discenderebbero i più immaginifici comportamenti scaramantici, tipo, tocco ferro; tipo, non ti tocco, caso mai quella scabbia che hai nel corpo e nell’anima, passi da te a me. Piuttosto ti mando dei soldi ma non ti tocco, non ci penso proprio a tendere la mano per spezzare l’incantesimo, la cattiva sorte. Piuttosto ti telefono per farti gli auguri ma poi, dopo, appena riattacco esco di casa per lo shopping andando ad affermare così il mio diritto alla vita e alla felicità e chi se ne frega se tu da quel diritto sei esclusa.
Compassione recluta, Amore. E’ giovincella, piccola di età. Cammina con un orologio di pensieri sulla testa che invece di andare avanti vanno indietro, e lei per quanto si impegni a camminare più veloce non gliela fa e sempre resta dove è sempre stata. A partecipare della sofferenza senza poterla cambiare, condividendo la fatica che quella fa soprattutto quando prova a sollevarsi da terra. Così Compassione offre la sua giovane, sottile mano a Strega anche a lei, sì, perché: lei non soffre? E le dice, dai collabora, trova il modo di liberarti che più di tanto io non posso fare, sono piccola. Capisco poche cose.
Strega vive in una condizione di costante allerta. Caspita! Dorme pochissimo, vigila sempre. Oh, mica è una quisquilia essere la tipa cattiva, la responsabile delle altrui miserie. Strega è nata prigioniera. Costretta per copione in un ruolo che non ha scelto ma le è stato assegnato, un ruolo a cui è asservita per complicate logiche di sceneggiatura dal regista, un banale tiranno che vuole una storia fondata sulle dicotomie e sul conflitto sennò, che fine farebbe il marketing, l’audience. L’applauso finale?
Affasciante questione con cui Strega si trastulla tutto il giorno mentre gira la pozione che andrà a stoccare più tardi, una volta che si sarà raffreddata. Ma, scusa, se io ho dei poteri perché non usarli a mio favore? Ma insomma, sveglia, ancora dormi, Strega. Ma che potere d’Egitto. Tu sei costretta ad agire la violenza solo in un senso: in forma passiva. La violenza non come energia di cambiamento ma, al contrario, di repressione. Conservazione. Mantenimento. Stasi. Immobilità. Morte.
Ma, uditeudite: Strega e Compassione oggi uniscono le forze per agire con precisione nelle correnti che vorticano negli antecedenti di una storia affinché un evento, dobbiamo trovarlo Strega svegliati, lavati, vestiti, fai merenda Strega, tocca che ce lo inventiamo perché tu possa oggi stesso essere: finalmente smascherata!
Magari dal palo della luce che nessuna cartina segnala a questo miglio di strada e che, porco cane! Si accende e la luce che adesso arriva fino agli angoli indurrà certo qualcuno ad esclamare: oh, una Strega!
E se vuoi daccapo tirare ai dadi, dovrai ammetterlo: sì, lo sono.
A questo punto due sono i finali.
Tu, muori.
Oppure, ti spogli dei tuoi abiti di scena, il cappellaccio il cicisbeo sul mento da cui esce il pelo, la forfora sul mantello, lo specchio il famigerato il tristemente noto, e sì, beh, muori.
Muori al ruolo esercitato con superficialità tutta la tua vita. Ma almeno, almeno a quel miglio hai trovato il bivio. O muori o, muori.
Ma, Compassione, che bivio sarebbe?
Se vado a destra muoio trionfalmente ma prima ti mangio gettandoti nella pentola o facendoti seccare la lingua che io in un albero deciduo ti trasformo oppure, sterzo a sinistra nuda come un lombrico, che manco 100 metri e sarò a letto con la febbre, e comunque ancora senza di te che tu di altre malinconie starai già all’inseguimento. Però.
Però a ragionarci, sarò pur stata io a liberarti questa volta e non un Principe, che cattivo gusto che pacchiano quel vestito, e nemmeno lo scioperato cacciatore, tanto desideroso di ammazzare il tempo con la nonna. A ragionarci, se decidessi per il sentiero di sinistra il Potere lo potrei regalmente esercitare piuttosto che servilmente subirlo.
Morale.
Se dovessi trovarti un giorno a decidere quale sentimento corrispondermi, se Pietà o Compassione per favore, qualunque sia e sarà stata la mia sorte, che sia Compassione, giammai Pietà. La prima mi restituisce il diritto a ripetere gli errori. La seconda mi nega il diritto di parola per lasciarla a quel perbenista a quel peloso del suo Buon Cuore, tutto intento a seminare ingiustizia. Dappertutto, così, per distrazione. Un delitto mortale anzi, immortale. Anzi, immorale, come ogni Male travestito in Bene.
A Rosanna Guarini, vigilantes, guardia giurata del Regno delle Fiabe.